QUADERNI FISR 2020 / S.M.A.R.T. // Seconda serie di Quaderni di Pedagogia Digitale, e nuovo progetto di Outdoor Education
Il nucleo fondante e generativo della riflessione e della sperimentazione del primo Quaderno della linea FISR 2020 // S.M.A.R.T. è il connettersi con la natura in ogni momento, e sicuramente quando ci si trova in una ambiente dai grandi spazi, in grado di alimentare l’osservazione, la ricerca e il disvelamento di sé stessi e del mondo.
Durante le nostre esplorazioni questo aspetto avventuroso dell’esplorazione ci ha persino sorpreso, facendoci comprendere qualcosa che avevamo rimosso nella fretta imposta dalla globalizzazione e dal conformismo.
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INDICE TEMI QUADERNO
Imparare attraverso la Natura di Geoffrey Bishop
Educazione all’aperto di Mariantonietta Bellissima
Biofilia e i Centri Vitali di Interesse di Geoffrey Bishop
Le risposte dei corsisti al questionario di Alessia Campana
Imparare attraverso la natura di Chiara Sarti
Videoconferenza con interventi di Chistolini, Bishop e Gallitano
Sperimentazione al CREA secondo Wisbey Michelle di Luise Kittenberger
Autoeducazione tra Invenzione e Sistema di Geoffrey Bishop
Ambiente preparato di Geoffrey Bishop
Video da Asilo Nido aziendale di Palermo
Io sono come un albero di Lorenza Morganti
Teacher proposal della Scandinavian School of Jersey City
Memoria: Esperienza al CREA con Scandinavian Proposal di Silvia Desiato
Seconda visita al CREA di Marianna Manca
Video della Scandinavian School of Jersey City
Esperienza al CREA Roma di Chiara Quagliani
Video Conosci la Noia?
Restituire il bosco all’infanzia di Sandra Chistolini
GEOFFREY BISHOP
Imparare attraverso la natura
La testimonianza di vita reale di Geoffrey Bishop
Sono cresciuto nell’entroterra australiano dove c’era un’unica scuola con un’unica aula, il mondo di Montessori e l’educazione moderna sembravano un’idea remota.
Anche se ora, dopo molti anni di esperienza e una forte etica dell’educazione filosofica e pratica, mi chiedo quanto lo fosse effettivamente.
Ripensando alla mia esigua formazione iniziale, ho compreso che quello che mi ha educato alla vita, non è stato ciò che ho imparato in quell’aula, ma quello che ho imparato all’aperto, nella selvaggia natura dell’Outback.
Trascorrere molte ore da solo nelle lande incontaminate, lavorando con mio padre e i miei fratelli nella fattoria e guardando mia madre che preparava torte, dolci e biscotti sul tavolo della cucina… queste sono le cose che mi hanno davvero influenzato. Tali esperienze hanno rivestito la stessa importanza delle parole di Montessori per tutti noi. Spesso mi chiedo quali influenze siano essenziali nella vita di un bambino.
Noi, in quanto educatori Montessori, crediamo che ci siano una serie di importanti mantra necessari affinché un bambino raggiunga con successo l’età adulta. Tra questi, e non in ordine gerarchico, c’è la famiglia, una casa stabile, buoni mentori adulti, un forte sistema di educazione che includa la promozione dell’indipendenza, l’autonomia dell’individuo, gioiose opportunità di apprendimento con un sistema di scelta e una valida preparazione dell’ambiente.
Vorrei menzionare un ulteriore mantra che credo sia di uguale importanza nella vita di un bambino, e questo è il gioco all’aperto e nella natura non strutturato e senza restrizioni.
// VIDEO INFO: GEOFFREY BISHOP
Breve video (2 min) con introduzione di Geoffrey Bishop alla sua presentazione FIRS 2020 in videoconferenza
A fianco, la versione integrale (2 ore) della presentazione di Geoffrey Bishop, che include anche le domande e risposte con i partecipanti in videoconferenza.
Breve video (2 min) intro Geoffrey Bishop
Versione integrale (2 ore) della presentazione di Geoffrey Bishop
MARIANTONIETTA BELLISSIMA
Educazione
all’aperto
Il valore dell’apprendimento all’aperto è indiscusso: stare all’aperto educa il corpo, la mente, il senso sociale, accresce la conoscenza e il rispetto dell’ambiente naturale. Ricerche scientifiche dimostrano gli effetti positivi di un’educazione fuori dalla classe sulla crescita dei bambini. Importanti sono nell’Outdoor Education le idee di Baden-Powell, fondatore dello Scautismo, e di John Dewey per la sua riflessione riguardante l’esperienza: “Esperienza” significa accettazione di tutto ciò che è vissuto, niente si esclude dall’esperienza.
Durante l’esperienza all’aperto l’insegnante non è direttivo e non predispone le risposte ma lascia il bambino libero di scoprire e di ricercare. Il bambino trova le sue risposte autonomamente ma al rientro in classe avviene la sistematizzazione grazie all’aiuto dell’insegnante.
Sarà bene anticipare in classe la lezione all’aperto. Si può per esempio presentare il tema dicendo agli allievi che dobbiamo fare una mostra sulle piante che si terrà nella nostra scuola ed iniziare una discussione per raccogliere le idee dei bambini. Al termine della discussione in classe e raccolte tutte le idee si può preparare un canovaccio di lezione al quale l’insegnante si affiderà durante la mattinata. Scuola all’Aperto significa:
- capacità di osservazione
- crescita costante degli interessi e il miglioramento della qualità dell’esperienza
- disponibilità del materiale di apprendimento
- offerta di opportunità intese a far acquisire abilità dello stare all’aperto
- opportunità di sperimentare l’esplorazione e la ricerca
- sviluppo della conoscenza e della destrezza
- miglioramento della professionalità dell’insegnante: il docente rinnova e arricchisce il materiale per la didattica
- incoraggiamento alla vita sociale
Ciononostante, bisogna partire fin dall’infanzia per far acquisire questo concetto; è difficile cambiare rotta dall’oggi al domani. Personalmente al Crea ho avuto difficolta a rilassarmi; lo spazio aperto, l’aria, la luce, il rimanere fermi a respirare, non mi hanno fatto stare subito bene. I pensieri di ciò che avrei dovuto fare nell’arco della giornata hanno preso il sopravvento. Ma poi piano piano sono riuscita a beneficiare di questa bellissima esperienza.
Mariantonietta Bellissima, 16 Ottobre 2021
GEOFFREY BISHOP
Biofilia e i centri vitali di interesse: la Natura mentore per la vita
“Accettazione di tutto ciò che è vissuto; niente si esclude dall’esperienza.
Geoffrey Bishop
La testimonianza di Geoffrey Bishop ci mostra come la natura sia stata per lui un insegnante ed un mentore che lo ha guidato sin dalla sua più tenera età. Vivendo in una fattoria, egli ha sperimentato l’ambiente naturale e successivamente ha acquisito la consapevolezza di quanto di quello che siamo e diventiamo dipenda dal nostro contatto quotidiano con la natura.
Geoffrey Bishop ha insegnato a navigare in mare. Ha connesso gli studenti all’ambiente. Li ha condotti ad intuire la direzione del vento e ad osservare come la barca sulla quale si è segua i movimenti del proprio corpo. Nasce così quella che si chiama biofilia, l’amore per la vita e i processi vitali sui quali in modo innato concentriamo la nostra attenzione.
L’avatar che ci accompagna è quello delle persone connesse, intuitive, immerse nella natura per essere a proprio agio nella natura. Correre sull’erba, connettersi all’ambiente, intuire lo spazio, sprofondare nel silenzio, in che modo aiuterà il bambino poi divenuto adulto? Se amiamo conserviamo l’ambiente dal quale veniamo. È facile accorgersi dei bambini che sono connessi alla natura e di quelli che restano distanti, quasi insensibili all’ambiente nel quale vivono. Semplicemente non sono connessi. Dovremmo cercare di guardare oltre la scuola per vedere da dove vengono i bambini e comprendere quello che possiamo offrire per attivare il loro interesse.
Pensiamo alla metafora del vino. Per avere una bevanda di qualità è necessario avere il terreno, l’uva, l’ossigeno, la vite. Il vino prende forma, si pressa, si aspetta. Così accade nel bambino, matura dopo un lungo processo di coltivazione, cura, preoccupazione, amore.
// VIDEO INFO: NATURE’S COURTYARD INSTITUTE (NCI)
Video presentazione di Geoffrey Bishop di Nature’s Courtyard Institute (NCI)
CREA 16/10/2021 // ALESSIA CAMPANA
Le risposte dei Corsisti al Questionario
Cosa ne pensiamo della discussione su metodo direttivo, non direttivo, blended?
Sono del parere che bisogna avere più opzioni e adattarle al gruppo di bambini con cui si sta lavorando e, se possibile, cercare di orientarsi per rispondere alle varie esigenze.
So che non è facile quando il numero è elevato ma penso che attraverso l’osservazione si riesca sempre a trovare una soluzione che metta tutti d’accordo, lavorando stabilendo un dialogo e un clima di calma.
Come descrivere ai bambini l’uscita che faranno? (introduzione)
Io farei un lavoro di “preparazione all’uscita”. Comincerei con un’introduzione in classe accompagnata da piccolissime uscite nel cortile del plesso.
Parlerei dell’ambiente, delle altre creature intorno a noi e della natura infine cercherei di coinvolgere i bambini e le bambine facendogli venire curiosità del luogo che andremo a vedere.
Come descrivere ai bambini l’uscita che faranno? (introduzione)
Io farei un lavoro di “preparazione all’uscita”. Comincerei con un’introduzione in classe accompagnata da piccolissime uscite nel cortile del plesso.
Parlerei dell’ambiente, delle altre creature intorno a noi e della natura infine cercherei di coinvolgere i bambini e le bambine facendogli venire curiosità del luogo che andremo a vedere.
Quali sono le sensazioni che abbiamo percepito (bisogni)?
Bisogno di contatto con il pianeta che ci ospita, partendo dalle piccole cose e soprattutto capire dove ci troviamo: spesso ci si trova in un posto senza prenderne atto perché lo si dà per scontato.
E questo è sbagliato, ci si deve sentire immersi nel luogo. Questa cosa deve essere necessariamente trasmessa ai bambini e alle bambine per far sì che non abbiano disagi ovunque essi si trovino.
CREA 27/10/2021 // CHIARA SARTI
Imparare attraverso la Natura
Imparare attraverso la natura
Relazione sull’esplorazione dei bambini nel bosco del CREA Casalotti, giorno 27 Ottobre 2021
Chiara Sarti, 28 Ottobre 2021
Appena arrivati al CREA i bambini si trovavano nell’autobus che li ha accompagnati, insieme ad alcuni dei loro genitori. Sul posto si trovavano, pronte per l’accoglienza, le loro educatrici. Il gruppo degli “adulti” era variegato. Sul posto si trovavano il personale forestale del CREA, e noi corsiste.
Il primo approccio con il bosco è stato un po’ titubante, poiché per i bambini era un ambiente decisamente nuovo. Appena presa confidenza con i genitori, la professoressa Chistolini ci ha indicato i quattro centri di interesse dove svolgere l’out-door education: 1) I gelsi, 2) Il tunnel di bambù, 3) Il pendio della collina, 4) e il boschetto di cipressi.
Inizialmente i bambini hanno avuto qualche difficoltà nel momento del distacco dalle mamme e dai papà, esprimendo a gran voce, e con un pianto evidente il loro dissenso. A questo punto ci siamo riunite ed insieme abbiamo deciso di far allontanare i genitori, e fargli prendere dimestichezza con il parco naturale.
I bambini sono stati suddivisi in quattro piccoli gruppi di esplorazione. Anche in questa occasione sono state di importante rilevanza, la raccolta dei vari dati fotografici, audio e video. In questo modo siamo stati in grado di ascoltare le voci dei bambini mentre entravano in connessione con la natura, immortalare momenti di esplorazione fisica e percettiva. Come per esempio degli arbusti, alcune canne di bambù e altri frammenti vegetali.
Le educatrici hanno coinvolto i bambini alla scoperta dell’area boschiva, giocando insieme, e dando una moltitudine di stimoli non impositivi; per dar modo ai piccoli di vivere questa esperienza in natura, liberamente.
Forse non è stato del tutto rispettato il principio della gradualità, dell’approccio all’ambiente. Poiché come prima uscita, i bambini avrebbero dovuto passare minor tempo nello svolgimento delle attività ricreative all’aperto. In tutto i bambini sono stati a contatto con il verde e fra di loro, circa tre ore, ma non sembra che questa tempistica li abbia particolarmente stancati, o intimoriti. Era presente anche l’elemento del rischio, infatti in un primo momento, ci sono state alcune cadute e ruzzoloni, ma senza paura né tanto meno infortuni.
I bambini hanno potuto toccare con mano, costruire, e suonare nel bosco. Al termine delle attività, ci siamo riunite tutte insieme ed abbiamo raggiunto i genitori, che si trovavano in cima alla collina “dell’albero caduto”.
Giunti sul posto ci siamo seduti in cerchio su dei tronchi tagliati in varie parti, ed all’interno di esso, abbiamo potuto accendere un fuoco. Il pranzo al sacco era stato servito a tutti i bambini, gioiosi e rigenerati. È stato un momento di restituzione, molto intenso. A contatto con la natura siamo riusciti ad essere noi stessi nel senso più autentico.
// VIDEO INFO: VIDEOCONFERENZA FISR 2020 / S.M.A.R.T.
Versione integrale (circa 2 ore) della videoconferenza FISR 2020 / S.M.A.R.T. con le presentazioni di Sandra Chistolini, Geoffrey Bishop e Giancarlo Gallitano.
I tre video successivi sono stati estratti dal video principale, e sono le presentazioni individuali di Sandra Chistolini, Geoffrey Bishop e Giancarlo Gallitano.
CREA 4/12/2021 // Luise Kittenberger
Sperimentazione al CREA secondo Michelle Wisbey
Sperimentazione al CREA secondo Michelle Wisbey
Luise Kittenberger , 4 Dicembre 2021
La giornata era un po’ umida ed io non avevo molto voglia di raccogliere ancora una volta materiali della natura, anche se avevo trovato molto interessante la presentazione di Michelle. Nella sua presentazione aveva mostrato come si può arrivare dalla sperimentazione all’insegnamento.
Così ho deciso di ignorare la richiesta di formare un disegno (un pattern) e mi sono concentrata sulla realizzazione del personaggio e della sua storia. A questo punto mi sono veramente divertita. Non c’era più tanto tempo per fissare bene i vari pezzi della mia figura, la principessa Corbezzolinda, ma ho seguito la richiesta di pensare come un bambino. Un bambino accetta una principessa anche se perde ogni tanto un pezzo della gonna, un orecchino o quant’altro.
Questo personaggio creato mi è rimasto impresso nella mente e naturalmente si è sviluppato in una storia. A questo punto mi sono resa conto di quante cose si sarebbero potute fare con questa figura. Avevo suggerito esercizi di matematica per liberare la principessa, ma mi sono accorta che alla principessa si potevano collegare moltissime materie, dalla botanica all’educazione alimentare, dall’educazione civica alla geografia.
Oltre agli obiettivi diretti ce ne erano tantissimi indiretti. Le capacità che un bambino poteva sviluppare durante queste attività erano davvero tante: abilità motorie, come in ogni attività all’aperto, indipendenza e concentrazione nella creazione della propria opera, fiducia in sé stessi per aver creato qualcosa da poter presentare ai compagni, e la socializzazione.
Alla fine era venuta persino a me l’ispirazione, in quel giorno in cui non ero per niente predisposta a fare qualcosa. Il desiderio di condividere il proprio pensiero, la propria storia, ti spinge a provare.
Autoeducazione tra Invenzione e Sistema
Geoffrey Bishop, rievocando memorie della sua infanzia
Il cortile della scuola era anche il mio laboratorio di scienze e ingegneria, con noiose interruzioni dovute al lavoro da svolgere in classe. I miei giorni includevano la costruzione di trappole per formiche, la costruzione di fortezze con bastoni e corde scartate, l’arrampicata sugli alberi per evitare di essere scoperto da coloro che mi inseguivano nei giochi.
Smontavo il rubinetto dell’acqua della fontanella dei bambini in modo da far scorrere l’acqua lungo la terra così da poter costruire dighe e sperimentare allagamenti e alterazioni dei corsi d’acqua. Piantavo semi a caso nei giardini delle petunie delle suore per vedere se crescevano, e mentre lo facevano eliminavo le petunie in modo che i miei semi di grano e avena ricevessero più luce. Suonavo la campana della chiesa per vedere quanto in alto da terra il peso della campana poteva sollevarmi, e lasciavo cadere il gesso sul pavimento per vedere se si rompeva costantemente in tre pezzi.
Tutte queste lezioni, sebbene non apprezzate dal mio insegnante o dai miei genitori, sono ciò che ho imparato e che posso ricordare, lezioni preziose che, unite, costituiscono il mio metodo personale di apprendimento. Questi piccoli e un po’ innocenti esperimenti nella vita avrebbero portato a esperimenti molto più grandi nei miei anni successivi. Dall’allevare duemilacinquecento topi usando la teoria del cromosoma x e y per comprendere i geni dominanti e recessivi nell’armadio del custode senza che nessuno lo sapesse, allo scrivere, dirigere e recitare la mia commedia perché la mia scuola non aveva un dipartimento di teatro.
Mi sedevo e guardavo mentre le pecore davano alla luce gli agnelli e aspettavo con impazienza i primi passi e il primo pasto. Andavo alla ricerca di nidi di uccelli e catturavo girini per vederli trasformarsi in rane. Fin da giovane avevo bisogno di reinventare il mio sistema educativo. Sembra molto simile a quello che ha fatto Montessori.
Ambiente preparato
Geoffrey Bishop
Il mio ambiente preparato era il mio mondo all’aperto. È stato preparato alla perfezione ogni giorno, è stato preparato tenendo presente me, ed è stato preparato per sfidarmi, per ispirarmi ad immergermi totalmente in quello che stavo facendo.
Questo ambiente preparato era la Natura. Non è stato adattato con recinzioni per tenermi dentro o per tenere fuori gli altri; non era preparato con percorsi speciali da esplorare o erba ben curata su cui sdraiarmi; non era preparato con altalene su cui dondolarmi o scivoli su cui scivolare o piccole piscine in cui giocare. Era la natura ed era qualunque cosa ci fosse là fuori.
La natura, nella sua forma grezza, con i suoi tronchi spezzati su cui potevo arrampicarmi come re del mondo, i suoi fiori di tarassaco e cardo di cui potevo cogliere un mazzo, per mia madre, con le sue sponde del torrente in cui potevo prendere le rane, le sue siepi troppo cresciute dove potevo arrampicarmi per costruire la mia fortezza. La natura non ha bisogno di progettare per i bambini, la natura non ha bisogno di ingegneri per creare castelli per i bambini, la natura non ha bisogno di confini, ha tutto ciò che un bambino potrebbe desiderare e ispirerà la loro immaginazione a librarsi.
Ho avuto una vita fortunata e parlo molto della mia infanzia e della mia vita da adulto. La gente spesso mi chiede: “Ma io vivo in città, ci sono persone pericolose lì, e la sicurezza di mio figlio?” Questa ovviamente è la preoccupazione di ogni adulto: la sicurezza e il benessere del proprio bambino. Possiamo lasciare che le nostre paure e i nostri pregiudizi ci controllino e ci governino o possiamo avere fiducia nel nostro giudizio e quindi costruire fiducia nei nostri bambini. “Come possiamo imparare se non falliamo?” chiese Michael Jordon.
Come può un bambino imparare l’indipendenza se non gli permettiamo mai di fare nulla per sé stesso. Come può un bambino imparare di chi fidarsi e di chi fare attenzione se non gli permettiamo di esplorare l’umanità?
Una caduta per un bambino di un anno è una parte normale della vita quotidiana, una caduta per un trentacinquenne potrebbe significare lesioni gravi e una caduta per un novantenne può essere fatale. I nostri figli hanno bisogno di cadere, hanno bisogno di arrampicarsi e hanno bisogno di sporcarsi, hanno bisogno di sperimentare e di superare i propri limiti. Se noi adulti li costringiamo ad aspettare di cadere e sporcarsi fino ai diciotto anni, le conseguenze saranno devastanti.
Non permettere alle nostre comunità recintate e alle nostre associazioni compartimentate restrittive di limitare la capacità di un bambino di sperimentare la vita in autonomia. Consenti loro la libertà di esplorare, consenti loro di scoprire il mondo che un giorno sarà loro. I miei genitori mi hanno fatto un regalo ed è stato il dono della Natura come ambiente preparato. Regala a ogni bambino la Natura, un luogo in cui giocare liberamente.
// VIDEO INFO: Università dei Piccoli, PALERMO
Un video da Palermo, dove la Cooperativa Sociale Libera…Mente sperimenta con l’asilo aziendale privato “Università dei Piccoli” dell’Università degli Studi di Palermo, Campus Universitario Palermo
CREA 24 Novembre 2021 // Lorenza Morganti
Io sono come un albero
Relazione sulla sperimentazione del 24 Novembre 2021 al CREA // Scuola dell’infanzia Scintille di Fantasia
Io sono come un albero
Lorenza Morganti
L’ispirazione del titolo è venuta fuori dalla richiesta di una bambina mentre cercavamo delle canzoni sull’autunno. Irene mi ha suggerito di cercare su YouTube una canzone che già ascoltava a casa per l’appunto, “IO SONO COME UN ALBERO”. Albero da amare rispettare e proteggere. Una canzone semplice ma molto significativa. Come obiettivo finale avevamo quello di piantare un albero e lasciare a ciascuno il nostro cuore.
Inizia così la nostra giornata al CREA. Ai bambini non avevo detto molto del posto in cui saremmo andati. Ho parlato loro soltanto del bosco. Questo era stato inizialmente stabilito per la sperimentazione, far vivere d’impatto, in piena libertà questa esperienza senza contaminazioni che potessero arrivare da noi adulti.
Certamente mi sono soffermata su alcune regole importanti da seguire una volta che ci saremmo trovati sul posto. Poche regole ma precise: non ci si allontana da soli; niente va raccolto e messo in bocca; ascoltare con attenzione le maestre quando ci si sposta.
Il contesto è molto ampio e dispersivo e questo genera in me parecchia ansia, quella positiva, che ti fa stare in allerta sempre per affrontare la giornata. Mentre sono in macchina molte domande mi affollano la mente. Mi chiedo se sarò capace di far vivere ai miei piccoli questa stupenda sensazione di libertà. Stiamo vivendo un periodo di grande difficoltà relazionale, stiamo affrontando la nostra prima uscita didattica dopo tanto tempo, dopo essere rimasti chiusi in casa per mesi, come reagiranno? Quale comportamento adotteranno? Si scateneranno a tal punto di non riuscire a vivere pienamente questa esperienza o rimarranno smarriti e impauriti? Giunta sul posto, iniziando ad accoglierli, guardando i loro occhi felici, i loro sorrisi le mie perplessità, le mie ansie si sono affievolite.
È stata una giornata in cui si è corsi liberi tra le piante e in un vero prato. Camminato a lungo su un sentiero che ci ha condotti alla zona del rimboschimento dove abbiamo piantato piccole querce e, ad ognuna abbiamo lasciato il nostro cuoricino. Si è realizzato un vero pic-nic sul prato, dove c’erano erbette profumate che hanno catturato la nostra attenzione e curiosità spingendoci a cercare foglioline rametti e piantine dallo stesso odore. Siamo stati attenti a non lasciare nel bosco nessuna traccia del nostro passaggio facendo attenzione nel rimettere nello zainetto le carte dei panini, le bustine dei crackers e poi ancora, gioco.
Vederli interessati, curiosi, forti e resistenti alla fatica, affabili tra loro mi ha riempito il cuore di gioia. L’essere poi riuscita a dare forza e coraggio al mio piccolo Ianis, dapprima giocando con lui a scendere e risalire la scarpata, per poi vederlo agire da solo, affrontando con sicurezza la discesa e la risalita mi ha reso la giornata ancora più bella. Tanti bambini, tante strategie diverse nell’affrontare le difficoltà, che meraviglia.
I genitori sono arrivati, la giornata si è conclusa lasciandoci tante emozioni e sensazioni piacevoli, peccato che non ce ne sia un’altra anche domani, dopodomani, dopodomani ancora. “Natura e libertà”, che belle maestre di Vita. Le mie sensazioni, il mio cuore.
CREA 1 Dicembre 2021 // The Scandinavian School of Jersey City
Teacher proposal
Creating new pathways of connection to the outdoors
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Seconda visita al CREA
Marianna Manca, 20 Novembre 2021
Il fattore rilevante della seconda visita al CREA è l’importanza di avere una frequentazione periodica dello stesso spazio naturale.
Questo genera non solo un’affezione al luogo e quindi un ‘attenzione ai suoi cambiamenti. Ai cambiamenti osservati si legano interrogativi sul come e sul quando: quando cadono le foglie e come succede che l’albero se ne disfi? Cosa succede agli animali quando i fiori e i frutti diminuiscono? La connessione con la natura integra la sfera emotivo/empatica e quella cognitiva.
Altro fattore fondante è l’acquisizione della consapevolezza della ciclicità della vita che ci sfugge nella ‘natura’ artificiale urbana e che invece ancora determina, o meglio accoglie, molte funzioni della nostra vita.
Una nota personale, sempre legata alla sfera emotiva in connessione con la natura, è data dall’incontro con l’autunno e la sua intensità, seppur malinconica, che ci prepara al ‘silenzio’ dell’inverno. Quindi come attività specifica inserirei il racconto di storie e miti attorno al fuoco.
// VIDEO INFO: SCANDINAVIAN SCHOOL OF JERSEY CITY
Childhood Re-imagined: breve video di presentazione della Scandinavian School of Jersey City.
Esperienza al CREA Roma
Chiara Quagliani, 20 Novembre 2021
Sabato 20 Novembre 2021 siamo stati al CREA sito in via Valle della Quistione, 27 – Roma per sperimentare la proposta per i docenti ideata dalla Scandinavian School of Jersey City.
Come è stato descritto nella lezione online di venerdì 19 Novembre da Maria Germerud-Sharp, fondatrice e direttrice della Scandinavian School of Jersey City, l’esperienza di questa mattinata è stata una proposta per noi educatori e docenti al fine di creare nuovi percorsi di connessione all’aperto, nel mondo naturale.
La mattinata al CREA, secondo le indicazioni di Maria Germerud-Sharp, è stata così strutturata:
30 minuti – connessione personale;
30 minuti – riflessioni di gruppo;
30 minuti – raccolta di materiali;
30 minuti – esplorazione dei materiali;
30 minuti – organizzazione inviti/provocazioni;
20 minuti – documentare, scrivere le riflessioni e discutere con il proprio gruppo;
10 minuti – pulizia finale
Per me è stata fondamentale la camminata iniziale (30 minuti connessione personale) – nel luogo, da sola – per entrare in connessione con me stessa, con la natura e per essere pronta a svolgere il lavoro richiesto a noi educatori e docenti.
Condivido qui le mie sensazioni e riflessioni che ho scritto sul quaderno al termine della passeggiata.
Sono seduta, con la schiena poggiata ad un albero di eucalipto volutamente scelto perché appena l’ho visto ho detto “wow, che bellezza!” – è un eucalipto abbastanza grande nel pieno del “cambio” corteccia dal tronco ai suoi rami: questo da all’albero un aspetto per me straordinario, particolare, curioso.
Mi sento serena. Ascolto il cinguettio degli uccelli e il ronzio di un insetto che non riesco a vedere con gli occhi ma che sento vicino. Sento l’odore della terra bagnata, sento l’odore della natura selvaggia. Sento il leggero venticello fresco che sfiora il mio viso e fa muovere i fili d’erba in basso e le foglie degli alberi in alto.
Respiro e mi sento viva. Respiro e mi sento parte di questo grande posto che si chiama: natura. Davanti a me ci sono tanti alberi che vedo e non vedo. Penso: si potrebbe giocare a nascondino? Si!
Mi ha fatto molto piacere, al termine di questo momento solitario ritrovarmi in cerchio con il gruppo per condividere insieme le esperienze, le preoccupazioni e i possibili percorsi futuri da fare lì in quel luogo. Al riguardo è emerso che in natura si riattivano tutti i sensi: ognuna di noi nella passeggiata iniziale ha risvegliato il gusto, l’udito, il tatto, l’olfatto, la vista. Abbiamo riflettuto sul fatto che la vista, di solito, è il senso predominante, e per questo si potrebbero pensare dei percorsi futuri in cui tale senso venga “oscurato”.
Abbiamo riflettuto sul fatto che in natura c’è vita – “segni di vita” ha detto la Prof.ssa S. Chistolini (insetti, piccoli moscerini…); la natura è viva e dobbiamo averne cura, preservarla: da qui la riflessione su come preservare gli ecosistemi e come trasmettere questo ai bambini. Inoltre sono emersi diversi percorsi da poter fare nel luogo: caccia ai profumi; teatro sensoriale; ruba bandiera tra gli alberi del boschetto; nascondino tra gli alberi; limbo con le canne di bambù; il “sentire” /toccare l’albero e connettersi con esso.
Successivamente la raccolta dei materiali e la loro esplorazione mi ha fatto porre tante domande come ad esempio: Cosa posso farci? Come può funzionare? Per la raccolta del materiale non abbiamo formato piccoli gruppi definiti ma ognuna di noi si è mossa da sola e poi spontaneamente ci siamo ritrovate a raccogliere lo stesso materiale e a confrontarci su cosa fosse e come potesse funzionare. Grazie all’aiuto degli esperti, durante la raccolta abbiamo preso brevi informazioni sul posto e sul materiale raccolto. Ho raccolto foglie di gelso, foglie di eucalipto, corteccia di eucalipto, i corbezzoli… tesori della natura che ho esposto su dei tronchi e condiviso con il gruppo.
È stata una mattinata di cura e di riflessione per noi educatori e docenti. Un tempo per noi adulti per vivere e sperimentare in prima persona possibili nuovi percorsi di apprendimento in natura. Un momento di condivisione e confronto prezioso e proficuo. Grazie.
// VIDEO: CONOSCI LA NOIA?
Breve video (5 min) di interviste ai bambini da parte di Sandra Chistolini, alla scoperta di cosa sia, cosa faccia e soprattutto come si chiami la Noia.
Restituire il bosco all’infanzia
Conclusioni di Sandra Chistolini
Molti di noi, nel ricordare la propria infanzia, possono richiamare alla mente e sentire con tutto il proprio essere, quel benessere fondamentale che si prova a stare all’aperto. Uscire dalla scuola e correre riempiva di gioia e dava la forza per affrontare ogni genere di situazione si potesse presentare all’orizzonte.
Questo ed altri ricordi personali possono convincerci a scegliere per i nostri bambini e per le nostre bambine quello spazio nel quale si corre verso la vita, la speranza ed il futuro. Educare all’aperto vuol dire creare le condizioni di un apprendimento in natura e attraverso la natura, senza trascurare nulla del programma scolastico, ma anzi inserendo le discipline del curricolo nelle sperimentazioni in outdoor.
Il bosco, il sentiero, il tunnel, la montagna sono i luoghi della scoperta nei quali gli elementi naturali mostrano tutta la loro efficacia nel dare a tutti i bambini l’occasione per trasformare l’intuizione più semplice in gioco ed avventura. In questo processo vitale di crescita, connettersi con l’ambiente è un’azione spontanea e risponde al desiderio di scoprire che cosa c’è sotto il cumulo delle foglie e dietro la catasta di legna.
Invita ad assaporare il vento e a disegnare traiettorie con il proprio corpo, ad aggregarsi e a condividere, nella conquista di una progressiva sicurezza capace di restituire soddisfazione e senso della conquista.
Dalle grandi praterie del Wisconsin al parco del CREA abbiamo imparato ad apprezzare ogni piccolo essere del mondo vivente. La nostra esperienza personale ci ha condotti a rileggere, con occhi nuovi e con cuore pulsante, le potenzialità di quel metodo sperimentale che nel Fondo Pizzigoni trova testimonianza e consistenza.
Corso di Perfezionamento
Muoversi con l’infanzia dal Fondo Pizzigoni allo Spazio Mondo tra creatività ed avventura // Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Scienze della Formazione // Link a Corso di Perfezionamento
FISR 2020
Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca, Ministero dell’Istruzione e della Ricerca // Link a sito ufficiale FISR
S.M.A.R.T.
Scuola Mondo tra Ambiente, Responsabilità e Territorio: l’Alleanza che “si cura” della persona
CORSO PERFEZIONAMENTO FISR 2020 / S.M.A.R.T. // RISORSE
Risorse BibliografichE e WEB
Anolli L., Scurati C. (a cura di) (1987), Il bambino: segno, simbolo, parola. Lo sviluppo cognitivo-linguistico nella scuola dell’infanzia, FrancoAngeli, Milano
Bajocco A. (1951), La scuola all’aperto, Istituto Padano d’Arti Grafiche, Rovigo
Ballanti G. (1984), Discorso e azione nella pedagogia scientifica, Giunti e Lisciani, Teramo
Bao X., Qu H., Zhang R., Hogan T. P. (2020), Modeling Reading Ability Gain in Kindergarten Children during COVID-19 School Closures, International Journal of Environmental Research and Public Health, 17(17), 6371
Barsantini L., Fiorentini C. (a cura di) (2001), L’insegnamento delle scienze verso un curricolo verticale: un approccio costruttivista nella scuola di base, IRRSAE Abruzzo, L’Aquila
Bertagna G., De Giorgi F., Guasti L., Cerri Musso R. et al. (2009), La scuola come bene comune: è ancora possibile?, XLVII Convegno di Scholé, La Scuola, Brescia
Bertolino F., Angelotti M. (2014), I bambini hanno bisogno di natura! Vecchi e nuovi contesti per educare all’aria aperta, Cittadini in crescita, 2, 25-35
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FISR01 // GEN 2022
Outdoor Education: Connettersi alla natura guidati dalla curiosità e dalla scoperta. Scarica il Quaderno in formato digitale // PDF
// GLI ALTRI QUADERNI DI PEDAGOGIA DIGITALE FISR 2020 / S.M.A.R.T.
FISR02
Outdoor Education: Sapori e brividi dell’avventura in acqua, aria, terra
FISR03
Outdoor Education: Studiare all’aperto tra scienza e cultura
FISR04
Sviluppo Sostenibile nell’Outdoor Education da 0 a 13 anni
FISR05
Forum Outdoor Education: insegnanti, esperti, genitori, nonne, sperimentatori della pedagogia della natura