QUADERNI FISR 2020 / S.M.A.R.T. // Seconda serie di Quaderni di Pedagogia Digitale, e nuovo progetto di Outdoor Education
Lo spirito profondo del Corso di Perfezionamento sull’Outdoor Education è quello di sperimentare sulla propria persona quanto di più affascinante ci riserva la natura, l’ambiente a noi più prossimo.
Solo dopo aver assaporato il brivido dell’avventura, prima impensabile nella nostra quotidianità, siamo stati veramente convinti che la nostra esperienza doveva essere condivisa con i bambini.
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INDICE TEMI QUADERNO
Outdoor Education e Avventura in tutta Sicurezza di Sandra Chistolini
Esperienza Outdoor Education con Soft Rafting sul Tevere di Daria di Bernardo
Uscita in rafting del 23 ottobre 2021 di Laura Ciambellotti
Outdoor Education al Parco Avventura di Casaboli di Oscar Colella e Stefania Pirrotta
Sperimentazione in Outdoor del 23 ottobre 2021 al Parco Avventura di Casaboli di Oscar Colella
Giornata al Parco Avventura Casaboli (Monreale) di Stefania Pirrotta
Uscita al Parco Avventura di Fregene, di Azzurra Patriarca e Adriana Catarinella
Educazione al rischio nella pedagogia della natura di Sandra Chistolini
Forest Area Risk Management di Tina Carnegie-Dielhenn + Charlotte Bocarisa
Gli strumenti di Forest Area Risk Management di Tina Carnegie-Dielhenn + Charlotte Bocarisa
Outdoor Education al CREA Roma con il workshop della Forest School di Chiara Quagliani
Valutazione del rischio nelle attività di Outdoor Education / Workshop Carnegie-Dielhenn Forest School di Karina Paola Rodriguez
Palermo, Fossa della Garofala: Sperimentazione del Workshop della Forest School con i bambini della Scuola Infanzia Geppetto, di Francesca Paola La Monica
Arrampicata 15 gennaio 2022 Monkey Island: prime impressioni di Valentina Cosimati
Palermo, arrampicata a Monte Schiavo del 21 gennaio 2022 di Maria Rita Radicelli
Sviluppo della conoscenza e della destrezza nell’educare all’aperto di Sandra Chistolini
SANDRA CHISTOLINI
Outdoor Education e Avventura in tutta Sicurezza
Outdoor Education e Avventura in tutta Sicurezza
Sandra Chistolini
Il secondo Quaderno di Pedagogia Digitale della serie FISR 2020 / S.M.A.R.T. è una esplosione di gioia a contatto con gli elementi naturali a noi più prossimi, rinvenibili nelle città di Roma e di Palermo. Sono stati anche organizzati spostamenti nei dintorni raggiungibili nell’arco di una giornata.
Il nostro Corso di Perfezionamento prevede il movimento, l’attività psico-fisica di adulti e bambini, la ricerca di spazi nei quali le regole di sicurezza sono garantite senza nulla togliere alla libera espressione del corpo posto in tensione e concentrato sul raggiungimento di uno scopo. Di qui il senso di libertà, di conquista e di felicità nel vivere dentro una natura amica ed accogliente. Entrare in luoghi predisposti al gioco di squadra favorisce la formazione del carattere e prepara alla convivenza civile, educa alla solidarietà e alla compartecipazione responsabile.
L’idea di giocare era all’inizio ben lontana dalla mente di professori, dirigenti, insegnanti, educatori, tutte persone esperte nello studio sui libri, ben formate alla ricerca nei cataloghi e negli archivi delle biblioteche, ma ben poco avvezze all’arrampicata sugli alberi e sulle pareti delle palestre. Eppure, gli alberi e le pareti, tappezzate di piastre di ancoraggio, posizionate a distanze da sfida, hanno catturato l’interesse, hanno affascinato ed insieme impaurito, proprio come quelle pareti naturali sperimentate all’aperto.
Non c’era la certezza che ce l’avremmo fatta a sostenere una giornata all’aperto immergendoci in un evento incredibile che solo a leggerne il titolo nel calendario del programma induceva timore e titubanza. Abbiamo accettato la sfida ed abbiamo provato il rafting sul Tevere, proprio sotto Castel Sant’Angelo e a un’occhiata dal Cupolone di San Pietro. Questa interpretazione dell’outdoor ci ha educato talmente a sciogliere gli ormeggi da portarci nel Parco Avventura di Fregene dove ci siamo librati in alto nell’aria per poi planare a terra ed andare ad arrampicarci nella Monkey Island di Roma.
Abbiamo identificato e descritto le situazioni di pericolo, prevedibile ed inaspettato, ascoltando il vento impetuoso volteggiare nei boschi del CREA. Gli educatori di Palermo hanno condotto le attività parallele di sperimentazione nel Parco Avventura di Casaboli a Monreale, presso la Fossa della Garofala e nella scalata coraggiosa e vertiginosa del Monte Schiavo. Il rischio in sicurezza e protezione è stato affrontato anche dai bambini, sempre alla presenza di istruttori e operatori del servizio di ricreazione ed esplorazione dei luoghi.
I risultati raggiunti sono evidenti nella crescita di consapevolezza della necessità di conoscenza degli spazi di sperimentazione, della preparazione dell’abbigliamento e della fortificazione delle proprie capacità motorie ed intellettuali. L’Outdoor Education richiede che si sappiano meglio investire le energie del corpo e della mente così da permettere l’innesto di processi semplici ma efficaci di apprendimento in situazioni nuove e in condizioni anche impreviste.
DARIA DI BERNARDO
Esperienza Outdoor Education con Soft Rafting sul Tevere
Esperienza Outdoor Education con Soft Rafting sul Tevere
Daria di Bernardo
Per valutare l’impatto di questa esperienza di soft rafting sul fiume Tevere credo sia molto utile confrontare le parole che avevo usato per descrivere il gioco all’aperto prima di fare l’uscita, con quelle usate una volta che si è conclusa.
Le prime tre parole erano: libertà, sentirsi parte del mondo, emozione.
Le seconde: senso del gruppo, sentirsi parte del mondo ed emozione di una nuova prospettiva.
Trovo interessante che la parola che si è trasformata più drasticamente sia libertà, che è stata sostituita da senso del gruppo. In realtà, la libertà che avevo in mente prima di fare l’esperienza era molto individualistica e sconfinata, mentre quello che di fatto ho esperito è stato il piacere di far parte di un gruppo nuovo che si trovava nella condizione di collaborare insieme per governare il gommone.
Guardare questa metamorfosi linguistica da questo terzo punto prospettico, cioè dopo qualche giorno dal rafting sul Tevere, mi fa riflettere sulla parola libertà che espressa da “dentro”, da casa, ossia da una posizione individualistica, aveva un senso di sconfinatezza e solitudine, mentre nei fatti, quando l’esperienza si svolgeva, ha assunto il senso di essere parte, appartenere a un gruppo e quindi ha assunto dei confini e un radicamento nella realtà sociale del gruppo.
La libertà quindi, grazie all’esperienza outdoor, si è svelata nel suo essere un paradosso che vive sulla soglia tra il confine e lo sconfinato: “la mia libertà (sconfinata in potenza) si ferma quando inizia quella dell’altro (il confine)” o, come diceva Gaber, la libertà è Partecipazione ed è bella da vivere quando è armonica e comoda da abitare come in questo caso. Il fatto poi che nel gruppo di naviganti ci fosse anche mia figlia di 9 anni, unica bimba in mezzo a tante adulte e adulti, ha reso l’esperienza dell’essere gruppo ancora più significativa.
Da un primo momento in cui la mia pagaia e la sua si scontravano, perché non eravamo ancora affiatati come gruppo sul gommone, a una perfetta sincronia tra madre e figlia all’interno di un gruppo: è un’esperienza che riempie il cuore e che son sicura potrebbe essere di grande efficacia per una nuova scuola che interpreti se stessa come espressione di una comunità educante che includa sinergicamente anche i genitori, perché esperienze del genere avrebbero un valore enorme non solo dal punto di vista pedagogico, ma anche come strumenti di sostegno alla genitorialità.
// VIDEO: OUTDOOR EDUCATION E SOFT RAFTING
Video testimonianze e interviste dopo la giornata di soft rafting sul Tevere
LAURA CIAMBELLOTTI
Uscita in Rafting del 23 ottobre 2021
Uscita in Rafting del 23 ottobre 2021
Laura Ciambellotti
L’uscita di sabato è stata un’esperienza educativa interessante per diverse ragioni. Fermo restando che l’esperienza di gioco all’aperto, di stare all’aperto, nell’ambiente naturale, sia altamente formativa ed educativa, queste sono le considerazioni che mi sono sorte.
Un’esperienza in outdoor porta necessariamente a lasciare da parte molte consuetudini abituali e permette quindi di ritrovare il bambino che è dentro di noi, soprattutto quando si condividono esperienze con persone che non si conoscono.
Personalmente anche io come Mila, la bambina di nove anni, ho trovato più divertente la parte sulla rapida, nonostante sia stata bagnata da una doccia fresca. Mi è piaciuta di meno la parte di navigazione sul Tevere. Ho gradito anche le attività ludiche iniziali, tutte, sia quelle didattiche (lancio della fune per il salvataggio) che quelle meramente ludiche (cavalluccio).
Le persone sono diverse
C’è chi cerca la parte avventurosa della vita, e c’è chi l’affronta con più timore, tutti vanno rispettati.
Questa è la parte più difficile: riuscire a mediare tra i desideri di una bambina e quelli di un adulto, ma anche tra bambini diversi poiché derivano da vissuti diversi.
Sarebbe necessaria una preparazione fisica che non tutti hanno
Sicuramente è necessaria una gradualità nelle esperienze per portare il gruppo allo stesso livello esperienziale, fisico ed emotivo, e di aspettative sull’uscita. È necessaria una ripresa degli argomenti in classe su sostenibilità, ambiente, inquinamento, riflessione post esperienza a diversi livelli a seconda del livello anagrafico dei partecipanti.
OSCAR COLELLA / STEFANIA PIRROTTA
Outdoor Education al Parco Avventura di Casaboli
Sperimentazione in Outdoor del 23 ottobre 2021 al Parco Avventura di Casaboli
Oscar Colella
Con gli educatori e con i bambini della nostra “Università dei Piccoli” ci siamo recati presso il parco avventura di Casaboli, sito a Monreale, un paese vicino Palermo. Arrivati sul posto abbiamo trovato degli istruttori che ci hanno accompagnato e istruito in questa giornata all’insegna dell’avventura. Insieme ai nostri bambini abbiamo affrontato percorsi che stimolano la capacità fisica e il superamento delle proprie paure.
I bambini tramite il gioco e le prove che presentavano i vari percorsi hanno messo in atto le capacità di problem solving, ma allo stesso tempo hanno sperimentato come aiutare il proprio compagno tramite consigli ed incoraggiamenti. Questa esperienza l’ho potuta vivere in prima persona, in quanto ho dovuto fare fronte a difficoltà che non mi aspettavo e che in breve tempo ho dovuto superare, e sono riuscito a fare anche grazie ai consigli dei colleghi.
Dopo questa esperienza psico-fisica abbiamo fatto una breve passeggiata nel bosco dove la guida ci ha parlato della flora e degli animali che lo abitano. Giunta l’ora di pranzo, tutti insieme ci siamo seduti a tavola, e abbiamo pranzato in allegria, i bambini erano molto felici della giornata trascorsa. Nel primo pomeriggio abbiamo fatto rientro e abbiamo riconsegnato i bambini ai propri genitori.
Cosa mi è rimasto di questo giorno? Tantissime cose, tra cui gioia, libertà, unione con la natura e scoperta dei miei limiti, una maggiore confidenza e complicità con i miei colleghi. Esperienza assolutamente positiva.
Giornata al Parco Avventura Casaboli (Monreale)
Stefania Pirrotta
Nella giornata di sabato 23 ottobre 2021 ci siamo recati al Parco Avventura di Casaboli in compagnia dei bambini, approfittando delle condizioni meteorologiche. Siamo partiti dall’asilo aziendale dell’Università di Palermo e ci siamo diretti verso Monreale per raggiungere questo bosco meraviglioso che caratterizza il parco di Casaboli. Arrivati al luogo citato abbiamo camminato tra gli alberi e fatto una passeggiata con i nostri bimbi, eravamo attrezzati di zaini, merende, acqua ed i bimbi erano vestiti in modo adeguato per svolgere il percorso di arrampicata.
Siamo stati accolti da due guide esperte che ci hanno descritto il percorso che avremmo affrontato dai giochi più semplici a quelli più complessi. All’interno del parco, infatti, vi erano tre tipi di percorsi dal più facile al più difficile divisi per colori (verde, giallo, arancione). Ci siamo avvicinati poi all’area attrezzata pronti per farci vestire. Il tutto si svolgeva in massima sicurezza per noi e per i nostri bambini e dunque le guide ci hanno fornito l’imbracatura, i moschettoni e la carrucola. È stata fatta una dimostrazione sull’utilizzo di questa attrezzatura e successivamente noi educatori abbiamo esperito direttamente questo fantastico percorso che si snodava tra gli alberi.
È stato bellissimo notare come tutti noi ci incoraggiavamo a vicenda e avevamo la curiosità di provare un’esperienza nuova. Ci sono stati anche momenti di difficoltà, tentennamenti nello svolgere un determinato gioco che sembrava più complesso ma insieme al gruppo è stato possibile superare un primo momento di paura per poi “buttarsi” nel vivo del gioco.
Inoltre, è stato piacevole e formativo osservare il comportamento dei bambini che si sono adattati perfettamente al contesto, sono stati in grado di sporcarsi le mani per toccare la terra, osservare i funghi, le piante e tutto ciò che la natura metteva a disposizione. È stata una giornata molto piacevole caratterizzata da momenti di condivisione, sostengo, scoperta, sorrisi e libertà.
// VIDEO: PARCO AVVENTURA DI CASABOLI
Alla scoperta del Parco Avventura di Casaboli a Palermo con l’asilo nido L’Università dei Piccoli
AZZURRA PATRIARCA / ADRIANA CATARINELLA
Tra gli alberi del Parco Avventura di Fregene
Tra gli alberi del Parco Avventura di Fregene, 06 novembre 2021
Azzurra Patriarca
Prima di iniziare l’attività ero felicissima, perché era molto tempo che volevo provare questa esperienza. Mi tranquillizzava sapere che l’attività era alla portata anche dei bambini e perché, nonostante il mio scarso equilibrio, la paura del vuoto, le vertigini, potevo fidarmi dell’imbraco. Invece, ho sperimentato che la risposta adrenalinica dell’amigdala è primordiale ed è difficile da controllare, nonostante si sia in una condizione di rischio controllato.
Il mio obiettivo era evitare di tirarmi indietro, mettermi alla prova e cercare piuttosto di portare a termine tutte le attività proposte. All’inizio ero molto decisa, proprio perché credevo che fosse stato più facile sentendomi al sicuro. Fino al percorso di prova, quindi, tutto corrispondeva alle mie aspettative, poi il livello si è alzato: il primo percorso l’ho affrontato ancora con grande motivazione, tanto che ho preso in carico la borsa volontariamente. Infatti, è stata bellissima la sensazione di averlo concluso con le mie forze. In modo completamente diverso ho affrontato il secondo percorso.
Non so bene cosa sia successo, forse perché tra i due percorsi per la nostra squadra dei “Fotogenici” (ribattezzata “Fotogeni” dall’istruttore Daniele) c’è stata la scalata sull’albero che mi è costata tantissimo: mi sono fermata solo dopo pochi step, non ho avuto abbastanza coraggio per salire ulteriormente ma, nonostante ciò, è stato spaventoso sganciarsi dal tronco per tornare giù.
Forse ho perso fiducia proprio a causa di questa prova, forse l’ho presa come un fallimento perché avrei voluto/potuto salire un pochino di più. Certamente non puntavo alla campanella, però almeno sarei potuta arrivare a conquistare tutti gli appoggi verdi. Non so se il motivo possa essere questo, fatto sta che nel secondo percorso la paura era tale che non vedevo l’ora di finirlo (un po’ come accade con le montagne russe) e quindi non sono riuscita a godermelo come il primo, piuttosto ho cercato di concluderlo il più velocemente possibile; alla fine devo dire che la soddisfazione per avercela fatta è stata grande ed ha ripagato ogni sforzo.
Però, evidentemente, questa iniezione di fiducia non è stata tale da compensare la precedente di sfiducia. Infatti, anche alla fine quando eravamo rimasti in pochi e avremmo potuto sperimentare altri percorsi, non me la sono sentita. Dunque, dovrò sicuramente tornarci per vincere questa nuova sfida con me stessa: salire ancora un pochino più in alto nella scalata dell’albero sarà il mio prossimo obiettivo.
Per me è stato importante ripetermi che stavo intraprendendo una sfida con me stessa, che ce l’avrei fatta.
Per me è stato importante ripetermi che stavo intraprendendo una sfida con me stessa, che ce l’avrei fatta. È stato importante anche avere una persona come Chiara davanti a me, che mi ha dato la giusta carica e sicurezza per portare a termine il secondo percorso, trovare un punto di riferimento negli istruttori giù e l’incoraggiamento del Prof. Coco.
Parco Avventura Fregene, 6 novembre 2021
Adriana Catarinella
Ho portato parecchie volte i miei figli in parchi avventura ma li ho sempre seguiti… dal basso. A Fregene, invece, anche io sono salita. Prima di salire temevo, soprattutto in considerazione del mio “peso corporeo” di rendermi ridicola.
Il gruppo mi ha protetto e mimetizzato.
Da un punto di vista educativo il gruppo supporta e a volte sopporta.
Comunque, se è affiatato e coeso porta avanti tutti insieme e non lascia indietro nessuno.
Per questo ritengo che anche nella scuola, prima ancora della didattica, sia essenziale formare il gruppo, far sentire lo spirito della squadra, cercando di trasmettere il senso della collaborazione, del cooperative learning.
Quando sono salita sugli alberi mi sono sentita subito sicura e tranquilla. Mi è venuta in mente l’immagine di mia figlia che per anni ha fatto ginnastica artistica a livello agonistico. Mi sono posizionata nello stesso modo con cui lei faceva la trave e mi sono persino stupita delle mie doti ginniche. Non ho avuto problemi di altezza, mi sono divertita tantissimo, cosa per me non così comune, e ho percepito forte il senso di appartenenza a una squadra.
Poi, essendo una persona abbastanza competitiva, il perdere ai giochi di squadra, mi ha fatto entrare, dopo tanti anni, dentro al punto di vista dei bambini che si infastidiscono quando perdono. È stato anche interessante osservare e cercare di capire l’approccio all’attività dei membri del gruppo ed entrare in sintonia con le sensazioni altrui e anche con le loro esitazioni e incertezze.
Sicuramente compito dell’educatore è capire le caratteristiche di ognuno, i punti di forza e i punti di debolezza e far sì che con le individualità di ognuno si formi un gruppo compatto in cui ognuno si possa sentire accettato e riesca a dare il meglio di sé.
E poi… un grazie particolare alla Professoressa Chistolini e al Professor Coco, che sempre si mettono in gioco: sono esempi trascinanti e riescono a includere tutti nelle attività.
// VIDEO: PARCO AVVENTURA DI FREGENE
Voliamo tra gli alberi al Parco Avventura di Fregene
SANDRA CHISTOLINI
Educazione al rischio nella pedagogia della natura
PRESENTAZIONE
Forest Area Risk Management
WORKSHOP
Tina Carnegie-Dielhenn + Charlotte Bocarisa / Forest School (UK)
Good afternoon and welcome to this short Forest School Approach in the Early Years presentation. I am Tina Carnegie-Dielhenn, joint owner of Whipper-snappers Daycare Nursery and Kids Club with my sister. We are a full daycare nursery and kids club looking after children from babies to 11 years old. The nursery, which is open all year, was established 27 years ago. Our forest school was added 7 years ago.
Over the years we have grown from looking after 39 children to now caring for up to 100 pre-school children and 50 primary school-aged for wrap around and holiday care in four converted barn buildings, surrounded by farmland.
My name is Charlotte Bocarisa, and one of my roles at Whipper-snappers is as Forest School Leader. To become a forest school leader, I had specific training before becoming qualified. Our children begin to attend forest school sessions from age 2. The children regularly visit at least once a week to build on previous experiences. This presentation will demonstrate the ethos of the forest school approach in providing opportunities for children to play and connect with nature.
The Ethos
A child’s connection with nature can flourish by frequently experiencing the delights of each season, the Springtime, summer, autumn and winter and the difference weather conditions they bring, such as the rain, wind, snow, hail, and sometimes for us in England, the sunshine.
The child’s connection with nature helps them to build a deep relationship with the environment around them as they learn to respect the wonders of nature. This relationship then promotes the responsibility of taking care for the planet.
The Forest School ethos lets a child follow their innate motivations and curiosities in play. So let us show you where this happens for our children.
The nursery’s ethos is ‘learning through play’ with extensive use of the outdoor environment, with free- flow between each age group’s barn garden and the indoor space.
An holistic approach
Using a holistic approach ensures that intellectual development opportunities are provided where the children manage risk, build resilience, physicality, and emotional literacy.
Here are some photographs that show the children in action – climbing on logs and using the rope swing.
Gli strumenti di Forest Area Risk Management
Tina Carnegie-Dielhenn + Charlotte Bocarisa / Forest School (UK)
Outdoor Education al CREA Roma con il workshop della Forest School
Chiara Quagliani, 11 dicembre 2021
Sabato 11 dicembre 2021 siamo stati al CREA di via Valle della Quistione, 27 a Roma per sperimentare la proposta di Tina Carnegie-Dielhenn e Charlotte Bocarisa della Forest School del Regno Unito.
Come è stato descritto nella lezione online di venerdì 10 dicembre da Tina e Charlotte, l’esperienza della mattinata ha avuto come focus la sperimentazione di nozioni importanti nella Forest School quali: la valutazione del rischio in outdoor; la pianificazione di attività in outdoor utilizzando anche altri strumenti e materiali che non si trovano in natura come ad esempio: corde, ciotole, palette e rastrelli, il giocare con il fango. La mattinata è stata così strutturata:
Parte prima:
Identificazione dello spazio di lavoro;
Valutazione dei benefici e dei rischi dello spazio.
Parte seconda:
Pianificazione delle attività da fare con i bambini;
Fango: giocare con la terra bagnata.
Insieme al personale esperto del CREA è stato identificato lo spazio di lavoro. È stata scelta l’area verde dove è stato acceso il fuoco durante la sperimentazione del 27.10.2021 con il gruppo di bambini dell’asilo nido “L’isola che non c’è” di Latina. Successivamente, in collaborazione con il personale esperto del CREA che ben conosce il luogo, è iniziata la valutazione dei rischi dello spazio di lavoro scelto. Al riguardo si è seguita la tabella elaborata in lezione con Tina e Charlotte della Forest School:
1) Identificazione del rischio reale e/o potenziale;
2) Valutazione del livello di rischio secondo tale scala: nullo – basso – medio – alto;
3) Possibili misure di controllo del rischio da attuare;
4) Valutazione del livello di rischio dopo l’attuazione delle misure di controllo.
Successivamente, sempre con la collaborazione del personale esperto del CREA si sono valutati i rischi reali durante una passeggiata nei sentieri del CREA, seguendo sempre la tabella qui di seguito, che descrive la valutazione dei rischi dell’area verde identificata.
In generale dalla valutazione dei rischi reali e potenziale dello spazio outdoor è emerso che l’adulto deve fare un sopralluogo dell’area di lavoro prima di iniziare l’esperienza con i bambini; che il vento e la pioggia sono agenti atmosferici che possono aumentare i rischi reali e potenziali in natura come caduta di rami e frutti o scivolamenti; che bisogna istruire i bambini a stare in natura attraverso regole chiare semplici e condivise (la condivisione delle regole è un aspetto molto importante come sottolineato dalla pedagogia della Forest School del Regno Unito).
Nella seconda parte della mattinata si è riflettuto insieme con il gruppo del CdP su possibili attività da fare negli spazi del CREA esplorati con la classe della scuola media in previsione della sperimentazione in Outdoor Education dei ragazzi in data 12 Gennaio 2021.
Idee possibili emerse sono state: attività di movimento coinvolgendo i ragazzi in giochi motori; costruzione di qualcosa – rifugio, capanne; piantare un albero dopo aver fatto un lavoro strutturato di ricerca e studio su quel tipo di specie vegetale.
Il fango lo abbiamo incontrato durante la passeggiata nei sentieri del CREA. Data la pioggia dei giorni precedenti si sono formate delle pozzanghere ed incontrandole è stato possibile riflettere sul fatto che i bambini solitamente davanti ad una pozzanghera di fango sono curiosi di entrarci dentro con i piedi ma timorosi di toccare la terra bagnata con le mani, di sporcarsi le mani. “Perché ciò accade?” è stata la domanda su cui abbiamo riflettuto.
Io in quella situazione, davanti ad una pozzanghera, non ho sentito la forte spinta a toccare il fango poiché sentivo troppo freddo sul mio corpo e sporcarmi le mani con la terra fredda e bagnata avrebbe aumentato tale sensazione. Credo che il problema nel mio caso è stato l’equipaggiamento sbagliato: non avevo scarpe e pantaloni adeguati per la stagione tanto che i miei piedi si erano completamente bagnati durante la passeggiata tra l’erba bagnata. Per questo avevo freddo e non mi sentivo pronta a giocare con il fango.
È stata una mattinata molto interessante e ricca di spunti di riflessione partendo dall’esperienza della Forest School del Regno Unito: osservare e valutare l’ambiente outdoor dal punto di vista dei rischi reali e potenziali e dei benefici che può offrire e da lì pianificare esperienze di apprendimento.
Valutazione del rischio nelle attività di Outdoor Education / Workshop Carnegie-Dielhenn Forest School
Karina Paola Rodriguez, 11 dicembre 2021
La giornata invernale è stata ideale per valutare la fattibilità di una possibile proposta educativa all’aperto. Abbiamo lavorato assieme al dottor Giuseppe Pignatti che, come responsabile del CREA e come esperto del posto, ci ha fatto notare l’importanza del sopralluogo prima dell’attività così come di conoscenze di natura biologica pregresse. Fino ad oggi non avevo capito le dimensioni reali del CREA, tutto quello che fa e la quantità di attività che si possono realizzare.
I rischi possono essere tanti, prenderne la consapevolezza è fondamentale per la pianificazione delle attività ma senza creare stati di allarmismo. Credo sia necessario informare i bambini/ragazzi/adulti di questi rischi, in modo di poter realizzare le attività serenamente.
Per esempio, prima di arrivare al posto si può proporre una lezione sul bosco, sulle piante che possiamo trovare e sugli eventuali animali. Una volta in loco e dopo un sopralluogo con il gruppo, si potrebbe creare un momento di condivisione di regole ed avvisi, magari anche mettendo assieme al gruppo bandiere o nastri per delimitare le zone. Credo che questo potrebbe essere un buon compromesso tra la sicurezza e la libertà di vivere quest’esperienza con una consapevolezza diversa, riuscendo a far partecipi tutti dei limiti e dei benefici che può offrire un’esperienza outdoor.
Negli ultimi anni ho visto crescere il senso di protezione verso i bambini, protezione che sta diventando un ostacolo per la crescita perché li sta rendendo incapaci di essere autonomi, liberi e consapevoli di sé stessi e dall’ambiente e dalla società che li circondano.
Gli adulti dovrebbero creare più situazioni che aiutino lo sviluppo integrale dei bambini, piuttosto di proteggerli da catastrofi (e per catastrofi intendo la piccola sbucciatura del ginocchio) che da sempre accadono. Ultima riflessione: oltre ai rischi abbiamo anche sperimentato, su noi stesse, l’importanza dell’abbigliamento adatto per questo periodo per fare esperienze in outdoor.
Francesca Paola La Monica
Palermo, Fossa della Garofala
Sperimentazione del Workshop della Forest School con i bambini della Scuola Infanzia Geppetto
Palermo, Fossa della Garofala: Sperimentazione del Workshop della Forest School con i bambini della Scuola Infanzia Geppetto
Francesca Paola La Monica
Il giorno 11 dicembre 2021 abbiamo sperimentato la proposta della Forest School di Tina Carnegie-Dielhenn e Charlotte Bocarisa. Per la nostra attività abbiamo scelto un luogo nuovo per i bambini e anche per molti di noi educatori.
La giornata era fredda e piovosa. Nonostante le difficoltà iniziali siamo riusciti a vivere pienamente quelle ore all’aperto lasciandoci sorprendere ancora una volta dalla caparbietà dei bambini stessi. Per raggiungere il luogo predestinato, la Fossa della Garofala, collocata nell’Università di Palermo, abbiamo camminato per un tratto di strada. Le prime cose che sono state notate dai bambini erano il freddo e il vento che inizialmente hanno inibito alcuni di loro.
Proseguendo il percorso, bambini e educatori si sono lasciati affascinare da ciò che trovavano. Piccole insenature create all’interno di una parete di Calcarenite. All’interno di queste insenature i bambini potevano salire, scavare ed esplorare. Abbiamo continuato il percorso passando attraverso un sentiero fatto di alberi. I bambini hanno trovato tantissimo fango con cui hanno potuto giocare e sporcarsi.
La passeggiata è terminata in un’area molto ampia dove ai bambini sono state date lenti d’ingrandimento e piccoli materiali di cartone per poter sviluppare lo spirito di osservazione. Oltre a giocare con i materiali, i bambini hanno amato soprattutto correre felici e liberi; si sono divertiti ad andare dentro le alte siepi e a rotolare in zone di pendenza del terreno. Ho osservato che alcuni bambini erano più a loro agio mentre altri lo erano di meno. Per tutti i bambini è stato piacevole saltare nel fango ed in qualche caso immergervi addirittura le mani.
È stata una giornata davvero molto intensa durante la quale anche noi educatori abbiamo superato alcuni limiti e alcune preoccupazioni legate al troppo freddo, al troppo fango e alle capriole in terreni non conosciuti.
// VIDEO: PALERMO, FOSSA DELLA GAROFALA
Alla scoperta della Fossa della Garofala con l’Università dei Piccoli di Palermo
VALENTINA COSIMATI
Arrampicata 15 gennaio 2022 Monkey Island: prime impressioni
Arrampicata 15 gennaio 2022 Monkey island: prime impressioni
Valentina Cosimati
Ci svegliamo di buonora, cosa difficile dopo la quarantena. La giornata è luminosa, soleggiata e fredda. Non c’è traffico, Roma sembra vuota, questa sensazione mi provoca un po’ di tristezza, penso alle tante persone in quarantena. Il centro sportivo è molto grande, le pareti di arrampicata invitanti.
Nell’attesa, Giulia si lancia subito all’esplorazione con la gioiosa giocosità che la contraddistingue, nonostante lo stress accumulato per i recenti traumi della morte del nonno, del COVID, dei tamponi e delle tute bianche, della solitudine innaturale e indesiderata che deriva dalla pandemia. Mila, più grande, quando la vede giocare deve combattere tra l’impulso fanciullesco e il contegno smaliziato che vorrebbe tenere. Decide dunque di invitare la piccola che ha catalizzato l’attenzione adulta ad esplorare un tubo dell’aria, nero, abbastanza lungo da tenere impegnata Giulia per un tempo sufficientemente lungo da consentirle di avere campo libero per un po’.
Mi accorgo dell’assenza sospetta e la faccio uscire dal tunnel, lei capisce di essere caduta in un tranello volpino e fa finta di niente, coprendo l’evidenza con nonchalance e infantile omertà. Proseguiamo. Io mi sento felice, c’è un bel sole, finalmente rivedo alcune compagne di corso a me più simpatiche, mi riempie di gioia sociale anche incontrare quelle con cui non c’è grande empatia.
Mi sorprendo come una bimba all’apertura della valigia colma di magliette, forse vivendo quel momento di festività negatomi dal lutto e dalle contingenze. Svolgiamo gli esercizi, sperimentiamo la dimensione orizzontale prima di quella verticale. Concentrarmi sulla ricerca della lentezza mi aiuta a riprendere fiducia e contatto con me stessa e col gruppo.
Concentrarmi sulla ricerca della lentezza mi aiuta a riprendere fiducia e contatto con me stessa e col gruppo.
Finalmente ci arrampichiamo, è divertente, interessante, richiede concentrazione ma la mascherina e l’attività indoor mi creano disagio, che cerco di domare fino all’ora di pranzo, quando devo andare per far sì che Giulia mangi e per avere la possibilità di stare un po’ con la mia famiglia. Saluto e … non riparto perché la batteria dell’auto si è scaricata, risolvo questo piccolo inconveniente e torno nella mia quotidianità.
Il Professor Coco pone l’attenzione, oltre che sul significato sportivo e didattico in cui l’attività indoor è propedeutica a quella outdoor, ed evidenzia che spesso sono necessarie attività preparatorie per effettuare azioni didattiche all’aperto, sulla resilienza, parola che negli ultimi tempi viene utilizzata a sproposito, riportandola all’ambito della psicologia infantile.
Recuperare quella concentrazione necessaria a ricordare le basi dell’imparare così da spostare il centro della didattica dall’insegnamento all’apprendimento.
Imparare a salire, progredire, cadere e rialzarsi senza farsi male, avere la possibilità di sperimentare la verticalità e talvolta l’orizzontalità invertita in tutta sicurezza è certamente un modo per comprendere anche quanto sia importante per il feto poter sperimentare le possibilità di movimento intrauterine e per * bambin* le opportunità offerte da ambienti artificiali per esplorare lo spazio e la motricità in tutte le sue direzioni e dimensioni senza paura di farsi male, ma anche la necessità di imparare a conoscere e riconoscere i propri limiti in tutta sicurezza. L’arrampicata sportiva ha fornito a noi adult* la sensazione di libertà curiosa tipica dell’infanzia, senza la protezione romana di Santa Pupa ma con quella più concreta di uno spazio in sicurezza.
La possibilità di sperimentare il gattonare il verticale e riflettere su schemi motori di base, considerati ormai acquisiti, normali nella nostra quotidianità, ha evocato le parole di Bebe Vio, nel video mostratoci dal professor Coco, in cui la campionessa paralimpica esprime la sua facilità ad insegnare ai bambini a camminare perché lei ha dovuto reimparare a farlo.
È possibile, senza arrivare agli eccessi di Vio bensì modificando anche di poco il proprio punto di azione, recuperare quella concentrazione necessaria a ricordare le basi dell’imparare così da spostare il centro della didattica dall’insegnamento all’apprendimento, quindi dall’insegnante al* alliev* come auspicava, inter alia, Pizzigoni.
MARIA RITA RADICELLI
Arrampicata a Monte Schiavo 21 gennaio 2022
Palermo: arrampicata a Monte Schiavo del 21 gennaio 2022
Maria Rita Radicelli
Il 21 Gennaio con i colleghi del Corso di Perfezionamento ci siamo recati vicino Monte Pellegrino per vivere una nuova avventura, questa volta senza la presenza dei bambini. Percorrendo un sentiero siamo arrivati a Monte Schiavo, parete per le arrampicate frequentata in genere nel periodo invernale perché ci batte il sole tutto il giorno ed è preferibile durante i mesi più freddi.
Siamo stati accolti da due istruttori con cui ci siamo recati sotto le pareti dell’arrampicata; ci hanno fornito l’attrezzatura adeguata, le scarpe e ci hanno dato una dimostrazione di ciò che avremmo fatto. Successivamente, a coppie, abbiamo scalato la montagna. Ci hanno spiegato la differenza tra l’alpinismo ovvero un’attività che ha come obiettivo principale quello di arrivare in cima, e la scalata sportiva, quella che ci accingevamo a provare, utilizzando esclusivamente mani e gambe per l’arrampicata.
Per me non è stata la prima volta che provavo questo tipo di attività ma è sempre meraviglioso arrivare in cima, voltarmi e guardare il fantastico panorama alla mie spalle. Nonostante la fatica ed il timore iniziale rifarei assolutamente questa esperienza unica.
// VIDEO: PALERMO, MONTE SCHIAVO
I docenti dell’Università dei Piccoli di Palermo si cimentano con l’arrampicata di Monte Schiavo
Sviluppo della conoscenza e della destrezza nell’educare all’aperto
Sandra Chistolini
Il curricolo scolastico e la proposta degli educatori che operano nelle Associazioni si arricchisce quando vi sono possibilità di esperienze all’aperto che avvalorano e rinforzano l’insegnamento in aula. Smith, Carlson, Donaldson, Masters (1963) individuano alcuni traguardi che possono essere raggiunti facilmente nell’educazione all’aperto.
Nel Corso di Perfezionamento sull’Outdoor Education abbiamo potuto osservare come durante le molteplici attività, caratterizzate dal movimento e dall’avventura, ci sia stato un aumento considerevole delle capacità di osservazione. Nell’Outdoor Education tutti i sensi sono stati coinvolti nel processo di apprendimento nel quale le esperienze del sentire, del toccare, del vedere, dell’odorare e dell’ascoltare sono state sempre presenti ed hanno coinvolto tutti i partecipanti, sia adulti che bambini. Si è anche notata la crescita costante degli interessi e si è verificato un sensibile miglioramento della qualità delle relazioni interpersonali.
Nell’Outdoor Education tutti i sensi sono stati coinvolti nel processo di apprendimento nel quale le esperienze del sentire, del toccare, del vedere, dell’odorare e dell’ascoltare sono state sempre presenti
All’aperto gli adulti hanno imparato ad apprezzare le potenzialità insite nella nuova educazione e i ragazzi hanno sviluppano interessi impensabili prima ed hanno ampliato quelli precedenti misurandosi con le proprie abilità e con le proprie aspettative. Tutti hanno affrontato il rischio e si sono cimentati in piccole imprese verso le quali hanno mostrato curiosità e desiderio di sperimentare.
È cresciuta la creatività e i pensieri sono diventati più profondi, arricchendosi di immagini. Sono cadute le inibizioni dovute alle procedure della classe e degli ambienti chiusi dove vigono interrogazioni, valutazioni e schemi rigidi che spesso non permettono di spaziare con il corpo e la mente. Constatiamo il sensibile miglioramento della professionalità dell’insegnante che impara ad arricchire continuamente il materiale di insegnamento, attrezza il suo laboratorio all’aperto, crea insieme agli alunni percorsi articolati nei quali l’immaginazione e l’improvvisazione fanno parte del percorso di apprendimento.
Inoltre, non va trascurato l’incoraggiamento alla vita sociale contrassegnato dalle migliori relazioni umane che si stabiliscono nello stare in un ambiente salubre, di benessere e sicurezza. L’incontro con gli altri educa a vivere insieme e ad aiutarsi, favorendo le interazioni tra alunni, insegnanti, genitori, insegna a comprendere che cosa sia la vita sociale. L’educazione civica diventa un modo di essere dal quale non ci si può più separare.
Corso di Perfezionamento
Muoversi con l’infanzia dal Fondo Pizzigoni allo Spazio Mondo tra creatività ed avventura // Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Scienze della Formazione // Link a Corso di Perfezionamento
FISR 2020
Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca, Ministero dell’Istruzione e della Ricerca // Link a sito ufficiale FISR
S.M.A.R.T.
Scuola Mondo tra Ambiente, Responsabilità e Territorio: l’Alleanza che “si cura” della persona
CORSO PERFEZIONAMENTO FISR 2020 / S.M.A.R.T. // RISORSE
La bibliografia di riferimento per le lezioni e le attività in outdoor del Corso di Perfezionamento Muoversi con l’infanzia dal Fondo Pizzigoni allo Spazio Mondo tra creatività ed avventura // FISR 2020 / S.M.A.R.T.
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FISR02 // FEB 2022
Outdoor Education: Sapori e brividi dell’avventura in acqua, aria, terra Scarica il Quaderno in formato digitale // PDF
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