Pedagogia Roma Tre

Quaderni di Pedagogia Digitale è un progetto del Laboratorio di Pedagogia Generale del Dipartimento di Scienze della Formazione, Università degli Studi Roma Tre

Fondo Pizzigoni

Gli studi e le ricerche pubblicate sui nostri Quaderni di Pedagogia Digitale si basano e ispirano al Metodo pedagogico creato da Giuseppina Pizzigoni per la scuola dell’infanzia

Quaderni di Pedagogia Digitale

Una presentazione del nostro progetto di divulgazione scientifica ed editoria digitale, dedicato alla scuola dell’infanzia e sviluppato su piattaforme digitali e di social media

FISR 2020 // S.M.A.R.T.

Secondo progetto di Quaderni di Pedagogia Digitale, 5 pubblicazioni interattive che scaturiscono da un convegno internazionale e progetto europeo, e attività di outdoor education

Digito Dunque Sono

Il primo progetto di Quaderni di Pedagogia Digitale, 15 pubblicazioni interattive con ricerche ed esperienze sui temi di scuola e formazione post-lockdown nell’era covid19

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Quaderni di Pedagogia Digitale 005 /// Febbraio 2021

L’esperienza in una classe di scuola elementare

L’educazione al pensiero scientifico e il Metodo Pizzigoni

La ricerca trae origine dalla conoscenza del “Fondo Giuseppina Pizzigoni”, che nasce per la volontà della Prof.ssa Sandra Chistolini a favore della diffusione e della salvaguardia del metodo sperimentale ideato appunto dalla pedagogista Pizzigoni. Educatrice e pedagogista italiana del ‘900 (Milano, 23 marzo 1870 – Saronno, 4 agosto 1947), Giuseppina Pizzigoni sperimentò tale metodo nelle classi della Scuola Rinnovata Pizzigoni di Milano fondata nel 1911.

Ancora oggi entrando nella Scuola Rinnovata si può trovare questa scritta:

Scuola è il mondo. Maestro ogni fatto naturale e ogni uomo. Non si insegni, si esperimenti”.

 Queste parole fanno ben comprendere quanto Giuseppina Pizzigoni ebbe a cuore nel suo pensiero pedagogico e nella sua azione formativa una parola che divenne quasi una parola d’ordine: sperimentare!

Nella mia preparazione all’insegnamento ho verificato come le parole della pedagogista Giuseppina Pizzigoni permettano di ben comprendere l’importanza del metodo sperimentale nella scuola primaria.

Penso che l’esperienza pedagogica realizzata a Milano all’inizio del Novecento costituisca un invito a rivitalizzare il nostro pensiero e il nostro fare scuola oggi nell’era della pandemia. L’auspicio è che l’insegnante sappia comprendere i segni del tempo presente rendendo l’alunno un protagonista costruttore del suo sapere.

Il mondo esterno entra in una scuola che si presenta dinamica e propositiva di cultura e innovazione. Nella mia esperienza di insegnamento ho privilegiato le attività di esplorazione, sperimentazione, osservazione, documentazione con le quali ho inteso promuovere negli alunni l’acquisizione di una prima conoscenza scientifica.

 

Il clima culturale

La sua preparazione all’insegnamento avvenuta nel clima culturale del Positivismo aveva certamente una impronta scientifica. Dunque, se all’alunno offro un certo contenuto, costui avrà un preciso arricchimento. È, perciò, sul metodo che si fonda la validità del sapere. Ritengo allora che l’esperienza che la pedagogista realizzò a Milano all’inizio del secolo scorso, costituisce una attività esemplare perché portatrice di una vitalità di pensiero, sicuramente prezioso per comprendere meglio la nostra scuola e l’orientamento educativo nei confronti delle generazioni future.

 

Una scuola che voleva e doveva modificarsi

Il momento sociale in cui si sviluppa tale esperienza è paragonabile a quello che oggi viviamo, caratterizzato da: cambiamenti sostanziali nel mondo del lavoro, emigrazione, crisi dei valori, esigenza di rinnovamento. Il messaggio proveniente dalla Scuola Rinnovata è del tutto condivisibile perché non è affatto un invito ad applicare acriticamente una metodologia piuttosto è un’opportunità, un’offerta di lavoro che può e deve essere modificata e migliorata.

 

L’esperienza diretta del bambino

L’apprendimento si fonda sull’esperienza diretta del bambino, l’osservazione dei fatti e delle cose attraverso i sensi, sostenute dalla riflessione e dal ragionamento, in modo tale da offrire un vasto complesso di competenze e conoscenze che apparterranno realmente agli alunni. Tutto ciò che circonda il bambino è fonte di esperienza, di conoscenza. È fondamentale, soprattutto oggi, ricordare quanto sia opportuno proporre uscite didattiche, o meglio, esperienze dirette di conoscenza di ambienti naturali come quelli geografici, storici, ed artisti che rendano significativi alcuni approfondimenti disciplinari, ma che siano anche momenti di costruzione e di rafforzamento dell’identità di gruppo.

L’educazione al pensiero scientifico

Il progetto svolto in aula trae origine dall’aver preso parte al Progetto ARTIS (Accessibilità Roma Tre Innovazione Sostenibilità) intrapreso dalla Scuola Comunale dell’Infanzia “Legno Verde”, scuola all’aperto, Municipio XIII di Roma, nell’anno scolastico 2018/2019 con lo scopo di condurre un percorso educativo inteso a rendere gli alunni consapevoli del rapporto uomo e natura, vita umana e ambiente fluviale.

È stato un intervento significativo con l’obiettivo di rendere accessibili sul piano comunicativo i contenuti del sito archeologico ai bambini di cinque anni della scuola dell’infanzia. Ed è per questo che l’esperienza dell’unità di insegnamento da me programmata per una classe quinta di scuola primaria è stata proposta come un progetto di lavoro in cui “fare” e “sapere” sono una sola cosa e i contenuti delle varie discipline non si apprendono più solo attraverso i libri, ma anche attraverso una pratica guidata, che si interfaccia con il mondo.

Alla scoperta dell’archeologia

Ho ideato un percorso graduale di didattica museale suddiviso in tre unità didattiche. Nella prima fase ho inteso far simulare il lavoro dell’archeologo. Avvicinare i bambini a tale disciplina significa farli operare con le simulazioni di scavo, utilizzare e nominare strumenti specifici, acquisire termini scientifici e seguire modalità operative tipiche del lavoro dell’archeologo. Si è introdotto il significato di archeologia e di metodo stratigrafico.

Si è poi passati alla pratica in cui i bambini divisi in piccoli gruppi hanno esperito il lavoro dell’archeologo con gli strumenti del mestiere ed hanno lavorato come un vero team dividendosi i compiti. Chi scavava con la cazzuola, chi ripuliva i reperti con il pennellino, chi inseriva il reperto in bustine chiuse.

Dopo una fase di riflessione, è stata creata la documentazione post scavo per ogni singola unità stratigrafica. Comprendendo quindi che l’archeologo è uno scienziato che cerca nella terra le trecce lasciate dagli uomini nel corso dei secoli, ho chiesto ai bambini di creare con la tecnica antica del colombino i maggiori reperti che hanno trovato ossia vasi di ceramica.

Otzi, l’uomo venuto dal ghiaccio

Gli alunni hanno potuto esperire il lavoro di un team di storici impegnati ad analizzare le fonti per una ricerca su Ötzi, l’uomo di Similaun. Si tratta della mummia più antica del mondo, conosciuta ben oltre i confini dell’Alto Adige.

Fin dal suo ritrovamento, avvenuto nella Val Senales, in Val Venosta, la mummia ha sempre sollevato nuovi interrogativi sulla sua vita e le circostanze del suo decesso.

Tale esperienza simula il reale lavoro dei ricercatori che riflettono in gruppo, utilizzano strumenti di analisi, si confrontano con la realtà, con le fonti e tra di loro. Dopo aver acquisito il significato di fonti storiche, successivamente i bambini, lavorando in team, cercano tramite le fonti a disposizioni numerose informazioni, riflettono insieme, discutono e utilizzano la video scrittura per la rielaborazione delle informazioni in modo poi da poter creare un fascicolo di classe concernente la storia di Ötzi.

L’attenzione è sempre mirata in primo luogo ai bambini e alla possibilità di fornire loro una cultura “alta” grazie all’offerta di stimoli diversificati e immersi nella realtà, il mondo vero e proprio.

Lungo le sponde di un fiume pleistocenico

Dopo aver presentato il significato di paleontologia e di pleistocene a scuola, gli alunni hanno visitato il deposito pleistocenico del Museo Casal De’ Pazzi situato nel quartiere di Rebibbia in viale Egidio Galbani a Roma, in cui è conservata un’ampia porzione dell’alveo di un antico fiume, che circa 200.000 anni fa scorreva proprio dove ora sorge la struttura museale.

Essendo interrotte le uscite didattiche a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, gli esperti paleontologi ed archeologi del museo si sono recati a scuola portando due presentazioni PowerPoint con le quali si è spiegato il significato di museo e si è mostrato il sito attraverso numerose foto. Le nozioni e le competenze acquisite dai bambini, in questo caso, sono il risultato di un’attività di esperienza diretta guidata da specialisti del settore durante la visita del sito reale.

Successivamente, dopo un’accurata riflessione, gli alunni hanno potuto sperimentare la ricostruzione del sito archeologico completo di reperti costruiti da loro stessi. Non potendo ricrearlo insieme a scuola, a causa dell’emergenza sanitaria, ho riprogettato per la didattica a distanza alcune fasi dell’unità didattica, mantenendo il più possibile l‘attività pratica dei bambini. In piena collaborazione con le insegnanti accoglienti ho allestito nella piattaforma Weschool diversi materiali multimediali come un tutorial per la ricostruzione del sito ed infine ho chiesto ai bambini di creare un piccolo video in cui vestissero i panni di un vero paleontologo per descrivere il loro sito pleistocenico ricostruito.

Un nuovo modo di apprendere

Lo sperimentare, il riflettere e poi il discutere insieme per arrivare ad un sapere condiviso sono punti basilari che Giuseppina Pizzigoni aveva previsto, e che a volte ci sfuggono nella rincorsa del tempo e delle molteplici mete che ci sembrano più importanti.

Nel progetto i bambini hanno fatto esperienza con un nuovo modo di apprendere, ciò che prima d’ora non avevano mai sperimentato a scuola. Sono stati educati al valore del lavoro manuale, al valore estetico e al valore della collettività, dunque nella loro globalità, senza dimenticare mai le loro esigenze psico-fisiche.

Educare secondo il metodo sperimentale significa, quindi, far agire il bambino attraverso attività pedagogiche caratterizzate da esperienze concrete, vissute in prima persona e che portano allo sviluppo della personalità del bambino. Dunque, nessuna scoperta il bambino e la bambina possono fare se non hanno la possibilità di porsi in diretta relazione con le cose, con il mondo.

Vorrei concludere citando una riflessione di Sara Bertuzzi, la prima riconosciuta esperta del Metodo sperimentale Pizzigoni nella scuola dell’infanzia:

Ogni fatto diviene occasione, ogni occasione, educazione”.

I video dei giovani paleontologi

Ecco i video realizzati dagli alunni che, nelle vesti di giovani paleontologi e paleontologhe, ci presentano i rispettivi siti pleistocenici ricostruiti dopo l’esperienza archeologica immersiva realizzata assieme. 

Sito archeologico pleistocenico

Anni fa alle porte di roma (più o meno)

Zanne di elefante antico

Video di giovani paleontologhi

Sintesi e numeri del progetto sperimentale

Per i numeri di sintesi avevo tante scelte, ma ho deciso di inserirne anche alcune spiritose. Il primo numero è uno, il sito archeologico pleistocenico.

Due invece sono le zanne di elefante antico realizzate dagli allievi per le loro ricostruzioni archeologiche, mentre duecentomila sono gli anni passati da quando nell’area archeologica alle porte di Roma si svolgeva questa vita preistorica.

Dieci, infine, sono i video realizzati dai nostri provetti paleontologi e paleontologhe.

Risorse e approfondimenti

Riferimenti bibliografici, risorse in rete e crediti fotografici.

Risorse BibliografichE e WEB

Cerilli E., Là dove scorreva il fiume: La Polledrara di Cecanibbio, in “Il pungolo”, anno XXV, n.122, marzo-aprile, 2015, pp.14-15.

Chistolini S., Il Fondo Pizzigoni e il metodo sperimentale nella scuola dell’infanzia, 11 febbraio 2020 // link

Chistolini S., Il Signor COVID-19 e il Signor PUFIC-20. Tra bene e male vince il bene e si trasporta il male, Lecce, Youcanprint, 2020 // link

Chistolini S., Progetto ARTIS e Outdoor Education, 29 ottobre 2019 // link

Pizzigoni G., Le mie lezioni: ai maestri delle scuole elementari d’Italia, La Scuola, Brescia, 1953

Autrice del Quaderno

Profilo e contatti dell’autrice del Quaderno di Pedagogia Digitale // Digito Dunque Sono // 006

Claudia Blandini

Claudia Blandini

Laureata in Scienze della Formazione Primaria // Università degli Studi Roma Tre

Sono una giovane docente, vivo a Roma e insegno nella scuola primaria. Ho scelto di intraprendere questa professione perché è semplicemente il lavoro più bello del mondo.

Ritengo sia una professione unica nel suo genere in grado di donarti molto e allo stesso tempo che ti permette di fare la tua parte nel mondo, partendo dai bambini, dai futuri cittadini del mondo.

La nostra prima serie di Quaderni di Pedagogia Digitale

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